


Il Museo ArTchivio Smaltoteca nasce a Ponte San Pietro nell’ottobre 2018, con l’obiettivo di dare una casa alle numerose opere in smalto a fuoco collezionate in vari decenni dal collezionista e fondatore e Attilio Compagnoni.
Come diceva l’architetto e designer milanese Gio Ponti, lo smalto di per sé stesso è un’opera d’arte, è un materiale decorativo simile al cristallo, nato nel Mediterraneo fra Micene e Cipro, circa 1500 anni prima di Cristo. L’orafo, il vetraio e l’alchimista, lavorando insieme intorno al fuoco, alla ricerca della “pietra filosofale”, scoprirono che, a determinate condizioni, il potere del fuoco fondeva e fissava stabilmente una pasta vetrosa e colorata, sulla superficie dell’oro.
Il risultato di questo connubio è una superficie dai colori brillanti e luminosi, simile alle pietre preziose, capace di resistere all’azione del tempo e anche di impreziosire l’oro, togliendone la monotonia.
I reperti più antichi, uno scettro e alcuni anelli ritrovati in tombe a Cipro tra 1300 e 1100 anni prima di Cristo, testimoniano una tecnica già consolidata e quindi nata anteriormente.
Il Museo ArTchivio è unico nel suo genere in Italia e tra i pochi nel mondo dedicati a quest’arte antica, ma soprattutto è l’unico ad offrire al pubblico una gamma così vasta di opere diversificate in quanto a tecnica, stile, epoca e luogo d’origine.
Il mondo del museo e quello dell’arte sono legati da un filo che attraversa il tempo, la storia e la cultura.
Entrare nel museo è come fare un viaggio nel tempo, dove ogni oggetto è una storia di passione di talento e creatività che fa scaturire un’emozione. In particolare, chi si avvicina all’arte dello smalto subisce il fascino unico di pezzi che portano con sé un alto valore estetico e pratico con la preziosità delle gemme, creato dalle mani dell’artista.
Visitare il museo dello smalto è un’occasione per ammirare opere d’arte, e anche per comprendere il contesto storico e culturale che ha plasmato gli oggetti.
Nel museo si ammirano capolavori intramontabili, che offrono l’opportunità di possedere un frammento di storia, opere che racchiudono l’anima di un’epoca di cui ci si innamora. Ogni opera ha un contesto e una storia unica da raccontare.
Le collezioni diventano, in un certo senso, custodi di una storia, e offrono la possibilità di continuare quel racconto, una grande storia iniziata 35 secoli fa.
Per saperne di più...

Smalto a fuoco
Definizione e storia

Le tecniche di smaltatura
Descrizione con esempi

Visita guidata al Museo
Descrizione delle sale

Collezioni internazionali
Il Museo ospita alcune collezioni dedicate ad artisti sia dello smalto a fuoco che di altre arti visive.
I nostri eventi









Domande frequenti
Si tratta di una esposizione permanente di smalti a fuoco, con relativa biblioteca, laboratorio didattico e due sale espositive per mostre temporanee. La sua sede è in Piazza Libertà 9/12 a Ponte San Pietro (BG). Fondato nel 2018 come “Museo ArTchivio”, assume l’attuale denominazione ufficiale nel 2024 costituendosi come Ente del Terzo Settore.
Nonostante la sua ampia diffusione nel mondo, lo smalto a fuoco è un’arte relativamente sconosciuta ai più. Nel corso degli ultimi decenni, l’imprenditore bergamasco Attilio Compagnoni, che opera da tutta la vita nel mondo dello smalto industriale, ha raccolto opere d’arte in smalto a fuoco e oggetti smaltati di design del Novecento. Il Museo ArTchivio Smaltoteca nasce per il suo desiderio di raccogliere ed esporre al pubblico interessato gli oggetti della sua collezione, promuovendo l’arte della smaltatura artistica anche attraverso mostre temporanee e corsi/seminari con artisti di calibro internazionale.
Lo smalto a fuoco o smalto porcellanato è un rivestimento inorganico di matrice vetrosa che, mediante fusione su metallo fra i 500 e i 900°C, si trasforma in un rivestimento dai colori brillanti e dalla straordinaria resistenza al passare del tempo e all’azione degli agenti atmosferici. Adottato circa 3500 anni fa in oreficeria per decorare oggetti preziosi associati al sacro e alla regalità, a partire dal Medioevo si è trasformato in una vera e propria tecnica artistica.
Come scrisse Leonardo da Vinci nel suo Trattato della pittura (pubblicato postumo), lo smalto a fuoco riunisce in sé la bellezza espressiva della pittura (da lui ritenuta la migliore fra tutte le arti) con la durevolezza della scultura, superando quindi l’unico difetto della pittura stessa. Nessun’altra forma d’arte riunisce in sé queste due caratteristiche, tanto che sono giunti fino a noi praticamente intatti diversi oggetti antichi di secoli. Non a caso, numerosi celebri artisti del passato come il Filarete e il Cellini ne hanno fatto uso.
Lo smalto nasce probabilmente in ambito miceneo, sicuramente nel Mediterraneo, essendo attestato per la prima volta con una tecnica già perfetta verso il 1300 a.C. a Cipro. Facendo uso delle tecnologie impiegate in altre tecniche artistiche e orafe (niellatura e paste vitree), l’orafo e il vetraio riuscirono a fondere una matrice vetrosa colorata che si fissava stabilmente all’oro (e poi su altri metalli) mediante il potere “alchemico” del fuoco. La presenza di manifatture di smalto in Egitto è invece oggetto di controversie, in quanto la maggior parte dei pezzi in questione potrebbe contenere in realtà paste vitree incastonate e fissate mediante cemento.
Anche se è nato nel Mediterraneo e si è diffuso inizialmente in Medio Oriente e in Europa, lo smalto è arrivato ben presto anche in Estremo Oriente ed è ormai conosciuto da secoli in un gran numero di Paesi. Ognuno di questi popoli ha contribuito con la propria abilità e sensibilità a sviluppare tecniche e stili unici che oggi, grazie alle connessioni mondiali, possono essere facilmente appresi e diffusi anche in altri Paesi.
Per via della sua lucentezza simile alle pietre preziose, lo smalto è sempre stato associato a tutto ciò che è nobile e sacro. A partire dal Medioevo, la Chiesa cristiana ha adottato con entusiasmo questa tecnica per abbellire i propri luoghi di culto e oggetti liturgici, soprattutto dopo la fine della crisi iconoclasta del IX secolo. In Occidente, la tecnica ha avuto un particolare successo a partire dal 1200 con l’approvazione ecclesiastica delle opere smaltate di Limoges, in Francia, soprattutto reliquiari e colombe eucaristiche. Dal 1500, la tecnica ha attratto anche i primi veri e propri artisti, che eseguivano ritratti di re e nobili delle corti europee e opere a tema mitologico e religioso con disegni realizzati su proprio bozzetto. In Oriente, con la caduta di Costantinopoli, la tecnica è stata adattata alla sensibilità islamica, diffondendosi fino in India e nell’Impero mongolo. Da qui, la tecnica ha raggiunto la Cina e il Giappone, fondendosi con i loro motivi decorativi.
La smaltatura è una tecnica che esige abilità, sperimentazione, studio e pazienza. Chi vuole padroneggiare davvero lo smalto artistico deve combinare la manualità dell’artigiano con l’estro dell’artista. Nelle tecniche moderne, come lo smalto dipinto, si applicano diversi strati di smalto in un ordine preciso, perché i diversi colori richiedono temperature e tempi di cottura differenti. Un lavoro completo può richiedere anche decine di cotture, il cui risultato è visibile solo dopo il raffreddamento del pezzo. Gli imprevisti sono tanti e solo gli artisti più esperti riescono a controllare perfettamente questo materiale per ottenere gli effetti desiderati. Queste caratteristiche potrebbero scoraggiare chi si approccia per la prima volta alla smaltatura, ma alla fine chi ci si avventura ne resta così affascinato da non abbandonarla più. Anche per questo, molti artisti e orafi che praticano lo smalto sono disponibili a tramandare la tecnica in corsi dedicati.
Lo smalto può essere applicato in diverse tecniche con livelli di difficoltà crescente, in particolare cloisonné, champlevé, champlevé basse-taille, smalto dipinto, grisaille, guilloché, miniatura a smalto, plique-à-jour. Gli artisti più esperti sanno eseguire tutte le tecniche e talvolta ne concepiscono di nuove o le combinano fra loro anche nella stessa opera per ottenere effetti sorprendenti. Vi invitiamo a visitare la relativa sezione di questo sito per approfondire l’argomento.
Oltre all’esposizione permanente della collezione, il Museo organizza corsi e seminari con artisti italiani e internazionali per apprendere le diverse tecniche di smaltatura. La struttura offre al visitatore anche una biblioteca consultabile con testi dedicati allo smalto tecnico e artistico e all’arte in genere. La struttura dispone di due sale espositive per mostre temporanee, anche in altri tecniche. Il Museo collabora con enti del territorio come l’associazione “Un fiume d’arte” e organizza occasionalmente anche mostre in esterna delle proprie collezioni. Ospita anche la sede operativa dell’associazione tedesca C.K.I. in Italia.