Collezione Mario Marè
Artista eclettico e autodidatta del secolo scorso
Mario Marè, artista fiorentino trapiantato giovanissimo a Milano e allievo del pittore Augusto Colombo, diventa ben presto uno smaltatore autodidatta d’eccellenza nonché l’unico nel secolo scorso a non dipendere dalla scuola milanese iniziata da Giuseppe Guidi.
La vita e le opere di Mario Marè
Nato a Firenze nel 1921, Mario Marè inizia a disegnare e dipingere giovanissimo come autodidatta. Trasferitosi con la famiglia a Milano, lavora in banca, nel periodo 1947-1948. L’artista frequenta l’atelier del pittore Augusto Colombo, che lo definirà “non un allievo a rimorchio, ma un discepolo-pioniere”. Nel 1951, alla ricerca di nuovi mezzi espressivi diversi da quelli “tradizionali”, decide di accostarsi allo studio dello smalto a gran fuoco, prevalentemente su rame. Di questa tecnica dirà: “Lo smalto è un’arte di lusso, bisogna esserne innamorati fino al delirio oppure bisogna aver perso la testa. Perché si rischia anche di ustionarsi, di scorticarsi. Il fuoco è fuoco: e questo è circa un sesto della temperatura solare. Lavoriamo ai limiti della fisica atomica. Però quando il quadro riesce …”. I suoi studi del periodo si basano sulle tecniche antiche, ma gli permettono di elaborare un proprio linguaggio artistico.
Nel 1960 l’arte diventa finalmente la sua professione, partecipando negli anni seguenti ad importanti esposizioni. Nel 1969 diventa co-fondatore e presidente del Centro d’Arte Augusto Colombo, in collaborazione con i figli del maestro e alcuni ex allievi. La sua produzione artistica si intensifica a tal punto da decidere di limitarsi alla partecipazione a collettive e a premi, lasciando da parte per qualche anno le esposizioni personali.
Negli anni successivi si dedica alla ricerca e alla sperimentazione e sfociano, nel 1977, nella nascita della sua nuova concezione artistica, la cosiddetta “pittura dell’istante”. Nel 1981 pubblica “Lo smalto a fuoco su metalli”, il migliore manuale di smaltatura in italiano. Mario Marè dedica gli ultimi anni della sua vita alla partecipazione ad alcune esposizioni collettive, fino alla morte avvenuta nel 1993. Fu scrittore e filosofo ma anche poeta! Alla sua morte, prosegue nel suo laboratorio la sua assistente Annamaria Chericoni, che poi lascerà proseguire il figlio Marco Alberti.